Leggenda jus primae noctis
II sentimenti della folta schiera di coloro che amano un
Medioevo a tinte fosche, fatto di pulsioni elementari e
sanguigne, resteranno sicuramente delusi, ma è opportuno
ripetere a chiare lettere il concetto: lo jus primae
noctis non è mai esistito, è un’invenzione letteraria
nata nei secoli di passaggio tra il Medioevo e l’Età
Moderna. Possediamo e conosciamo bene la legislazione
dei cosiddetti Regni romano-barbarici, e di esso non vi
è traccia; gli storici e gli antropologi hanno rivoltato
ogni virgola della legislazione longobarda, e non hanno
trovato niente che assomigli allo jus primae noctis. Lo
stesso dicasi per la legislazione carolingia e dei regni
successivi, per non parlare di quella del Sacro Romano
Impero e dei Comuni: niente di niente, neanche un
accenno. E allora, come è possibile che una simile
panzana sia nata e goda tuttora di così tanta fortuna?
Senz’altro un ruolo importante nel processo di
consolidamento del mito lo hanno giocato gli oscuri e
morbosi pruriti che suscita l’idea stessa di un tale
perverso "diritto". Bisogna dire poi che furono per
primi i giuristi del Medioevo morente a fantasticare di
un simile diritto, che sarebbe esistito in un passato
lontano anche dalla loro epoca. Essi furono tratti in
inganno dalla sopravvivenza di alcuni tributi che
venivano pagati dai villani ai signori al momento del
matrimonio; essi interpretarono il tutto come il
riscatto di un antico diritto reale del signore sugli
sponsali, che sarebbe stato compensato appunto dal
pagamento in denaro. Si trattava in realtà del
maritagium o forismaritagium, tassa che il padre della
sposa doveva corrispondere al signore per ottenere il
permesso di darle una dote. All’epoca della cosiddetta
"economia curtense" questa non poteva essere che
ritagliata tra le pieghe delle concessioni signorili
(terre, poderi), per cui il tributo assumeva i connotati
di un indennizzo al padrone per qualcosa di suo che
mutava concessionario. Ecco il motivo per cui l’importo
della tassa variava in relazione all’ammontare della
dote; ed ecco sempre il motivo per cui anche le vedove
che si risposavano dovevano di nuovo corrispondere il
maritagium. Balzello sul matrimonio dunque, ma gravante
sulla dote, non sulla persona.
Un altro elemento che contribuì ad alimentare il mito fu
la tassa che i coniugi, in certe aree geografiche del
continente, dovevano pagare alla Chiesa per poter
consumare il matrimonio la prima notte di nozze, invece
di passarla castamente sulla scorta dell’esempio biblico
di Tobia. Anticamente gli sposi dall’indole
particolarmente religiosa, al termine della cerimonia
laica, usavano farsi dare una benedizione speciale dal
sacerdote e, per rispetto a essa, la prima notte si
astenevano dai rapporti sessuali; col tempo, la Chiesa
aveva trasformato questa semplice usanza in un vero e
proprio precetto, per evitare il quale bisognava
corrispondere una certa quantità di denaro.
Ma tutto questo naturalmente non sarebbe bastato da solo
a creare la leggenda dello jus primae noctis. Uno studio
recente ricostruisce con dovizia di particolari le tappe
dello sviluppo di tale mito: esso individua nel 1526 il
suo anno di nascita e nell’erudito scozzese Hector
Boethius il creatore. Boethius scrisse una Storia della
Scozia in latino a partire dall’epoca celtica e a un
certo punto, parlando delle lodevoli riforme effettuate
dal re Malcolm III Canmore, vissuto nell’XI secolo,
introdusse il passo seguente: «... fu abrogata una
usanza pessima e vergognosa instaurata dal tiranno
Evenus che consisteva, per i signori dotati di potere,
di godere la primizia della verginità di tutte le spose
del loro territorio. Da allora lo sposo poteva
riscattare quella notte versando al signore mezza marca
d’argento; essi sono ancora oggi tenuti a versare questa
somma, che è chiamata comunemente "merchet della donna"»
(nelle Isole Britanniche il maritagium prende il nome di
merchet). Come si vede, non si tratta che del nostro
buon vecchio maritagium ammantato di una spiegazione
piccante.
Una volta fissato per iscritto, il mito attecchì con
straordinaria fortuna, sostenuto da quel riferimento
concreto all’antica tassa sul matrimonio che ancora,
nell’Europa del XVI secolo, veniva riscossa in diverse
aree geografiche (Francia, Inghilterra e Olanda
soprattutto). E la storiella del mai esistito tiranno
Evenus fu presa per buona dalla congrega internazionale
degli eruditi senza che nessuno si prendesse la briga di
controllare su quale base documentaria si fondasse: da
allora Boethius e il suo favoloso tiranno a luci rosse
vennero costantemente citati da coloro che si
attardavano volentieri a descrivere le lacrimevoli
condizioni di un Medioevo "feudale" nel quale non era
libera, sacra e inviolabile neanche l’attività sessuale
all’interno del matrimonio. Potenza del luogo comune!