Ricettari
I ricettari, o più specificamente le raccolte di
ricette, compilati nel medioevo rappresentano la più
importante fonte storica per quanto riguarda la cucina
medievale. Anche se si ritiene che descrivano piatti
reali, gli studiosi non credono che fossero usati allo
stesso modo in cui si usano i moderni libri di cucina,
ovvero come una guida passo a passo su come realizzare
il piatto che il cuoco può tenere sottomano mentre
lavora. Le ricette riportate spesso sono molto brevi e
in pochi casi sono specificate le quantità degli
ingredienti. In genere non vengono riportati neppure i
tempi di cottura né le temperature, dal momento che
all'epoca non esistevano orologi accurati e che la
cottura avveniva sempre esponendo i cibi al fuoco,
diretto o indiretto. Al massimo i tempi di cottura
venivano fissati indicando il tempo necessario a
recitare un certo numero di preghiere o il tempo che il
cuoco avrebbe impiegato per girare attorno ad un campo
di determinate dimensioni. I cuochi professionisti non
imparavano il mestiere in una scuola tradizionale ma con
un apprendistato e la pratica sul campo. Un cuoco
medievale impiegato in un grande palazzo doveva essere
capace di pianificare e realizzare un pranzo senza
l'aiuto di ricette o istruzioni scritte. Viste le
complessive buone condizioni dei ricettari manoscritti
giunti fino a noi, storici come Terence Scully hanno
proposto che fossero in realtà delle specie di registri
di quanto si faceva a palazzo e dovessero servire solo
per il ricco e letterato signore della casa. Sono
sopravvissute più di 70 raccolte di ricette medievali,
scritte nella maggior parte delle lingue europee.